lunedì 1 ottobre 2012

Ti leggo (negli occhi)


Una volta decidemmo di leggere un libro insieme. Ognuno a casa sua, con i cellulari a portata di mano. Il patto era di mandare un messaggio all'altro appena si finiva di leggere un capitolo, così da discuterci sopra. Per qualcuno poteva sembrare qualcosa di tipicamente intellettuale… ma non lo era affatto. Non lo era proprio. Infatti eravamo così persi dal pensiero di dover contattarci a fine capitolo che durante la lettura capivamo poco e niente di quello che stavamo leggendo. Le parole fuggivano come i cartelloni pubblicitari mentre prendi l'autobus o il treno, cioè, non sembravano avere logica. Ma solo perché non ci interessavano. Infatti, a volte ci testavamo a vicenda per vedere se effettivamente ci interessasse più il libro o il voler stare insieme, in qualche modo. Così, di sera in sera, poiché leggevamo con una leggera superficialità, ognuno di noi ha cercato di inventarsi un senso per ogni singola frase letta.  Nessuno ha voluto (e potuto) correggere l'altro e alla fine ne uscì davvero un bel libro (non chiedetemi il titolo!).
Ma il tempo piano piano ci ha chiuso gli occhi, infatti non si è limitato a coprire solo le ferite. Arrivammo al terzo libro stanchi di tutto. Di un'altra opinione, di un'altra storia, di un altro commento, di altra fantasia. Arrivare sul letto, aprire il libro e posizionare il cellulare sul comodino era diventato sempre più pesante. Così siamo passati dall'andare pazzi di conoscerci l'uno con l'altro commentando i capitoli con frasi eleganti e raffinate prendendo spunto da noi stessi, all'associare a quelle pagine solo dei semplici aggettivi (bello, fantastico, niente male, …). Il tutto finì con lo sputarci a vicenda diverse patetiche scuse per non leggere più la sera.
È questo l'amore.

Adesso ci sentiamo di rado. Ci salutiamo da buoni amici solo perché, se non lo facessimo, nessuno dei due vorrebbe prendersi tutta la colpa. Comunque, sappiate che il terzo libro lo posseggo ancora. Quello però ha ancora l'orecchietta sull'ultima pagina che leggemmo (a forza). La 163, capitolo XIV. Ho provato a leggere solo il secondo da solo e, soggettivamente, devo dire che la storia che ci inventammo fu molto più bella.

Nessun commento:

Posta un commento