martedì 15 maggio 2012

Storie e sbadigli

Non puoi fermarti proprio ora. Dai, un altro piccolo sforzo e mi raggiungi.
Corro e corro ma non so dove vado. Niente mi è chiaro, tutto mi appare sfocato. Tranne, però, la stradina che sto percorrendo. Non so perché mi fidassi sordamente di quella vocina, ma qualcosa mi aveva spinto a farlo. Allora, continuo a correre e a correre. Quel divenire di piastrelle che vengono e vanno mi rilassa, e io, con loro, mi lascio andare. Le gambe si muovono da sole, non sento più la testa. Ma... Aspetta. Vedo qualcosa. Sta prendendo forma. Sì... è l'ombra di un essere umano!
Io so che tu lo sai. Trovami l'asse di questa parabola. 
«Parabola? Quale parabo...». La stradina si deformò, i miei movimenti si fecero per un istante lenti. In quel momento di lentezza tutto lo spazio attorno si contorse e formò una concavità che ricordava un paraboloide. Questione di attimi e cominciai a correre aumentando la velocità a ritmi portentosi. Ormai il paesaggio, quello che ne era rimasto, sembrò una zuppa di colori.
Mi stai ascoltando? La parabola, l'asse, il vertice!
«Me lo sento. Sto per raggiungere l'infinito!» ... ... ... BAM. Che botta.

Ore 08.54 - Università di Vattelappesca - Aula R107

Mi ritrovai a svegliarmi tra risatine, applausi e la minacciosa mano del professore posata a 3 cm dalla mia testa. Sì, proprio al primo banco, lì dove si era schiantata quella mano pochi istanti prima. È inutile dire che i banchi davanti sono i migliori per dormire e per non farsi beccare. O almeno, nella maggior parte dei casi.
«Ah bene. Quindi lei sta per raggiungere l'infinito. Allora le sarà uno scherzo mostrare alla classe come si trovano i punti impropri di una conica»
Dannazione. Nel sonno parlo troppo.
Mi alzo, mi stiracchio (partono le solite risatine), e mi avvio lentamente verso la lavagna, sbadigliando ogni tanto.
«Le posso offrire un caffè?» Disse il professore con aria sarcastica e mi misi a ridacchiare. "No, magari una camomilla più tardi" pensai. 
Il problema lo risolsi in fretta. Non era nulla di ché. Roba di spazi proiettivi. In fin dei conti, la vita stessa è uno spazio proiettivo, probabilmente di dimensione finita. Molto probabilmente.
C'ero che c'ero, risolsi anche l'esercizio della parabola. 
«Lei ha una bella intelligenza. Le conviene applicarsi e stare attento a lezione se vuole passare l'esame.»
Mi sedetti al posto. Presi fiato come se avessi appena scalato una montagna e dissi:
«Beh professore, questo è naturale. Non serve avere una bella intelligenza per passare un esame. Serve solo serietà e studio. Perché io so cosa tramate voi, lì, dietro la cattedra. Durante un esame squadrate ogni soggetto e nella vostra testa fate questo ragionamento:


a) Questo tipo non mi sembra serio, e neanche carismatico. Nel mondo del lavoro non verrà mai preso se non raccomandato. Posso dargli il voto che vuole, anche alto. Tanto, ai prossimi esami, che saranno più difficili, si demoralizzerà per aver preso un voto basso (per la prima volta) e lascerà l'università. Oppure, al massimo, si laureerà ma non troverà un lavoro degno della sua laurea. Così il mio errore di valutazione non cambierà nulla.
b) Questo tipo è serio. Questo tipo, un giorno, si ritroverà faccia a faccia con i problemi del lavoro. Sembra uno studioso, quindi sarà meglio dargli un voto non troppo alto, nella media, se no penserà di sapere tutto di questa materia. Gli lascerò credere che ha ancora tanto da imparare e da migliorarsi.


Sì, è questo quello che pensate. Tutti voi  professori lo pensate.»
Partì l'applauso e i "Bravo!". Il professore si mise a ridere. Continuai:
«Ma professore. Mettendola in questo modo... Io penso che non serva tutto questo. Un giorno usciremo da questa università, usciremo da questo "giro". Ma ne entreremo in uno nuovo, quello del lavoro. Nella società vivono gli eletti. Coloro che conoscono tutte le ragnatele e le trame di cui è tinta la realtà. Sanno che il mondo in cui viviamo è solo apparenza, qualcosa di cui ci hanno fatto credere dalla nascita. Da padre in figlio, abbiamo portato avanti i nomi degli oggetti, dei colori, le usanze, tutto. Magari due di noi hanno un modo "diverso" di vedere il giallo e il verde: forse uno li vede rosso e porpora, l'altro invertiti. Ma ciò non importa, perché i loro genitori gli hanno insegnato che quella era giallo e l'altro verde. Dove voglio arrivare? Che questa realtà non è reale. Questi eletti lo sanno e non vogliono che gli altri lo sappiano.»


Il silenzio. Poi una voce "Ma che cazzo ha detto?". Risate. 
Anche il professore si mise a ridere e disse:
«Bella teoria. Poi un giorno ce la dimostrerai alla lavagna». 
Si misero di nuovo tutti a ridere e ad applaudire. Intanto il professore mise le mani in tasca, prese il cellulare e ci digitò sopra. Infine, riprese a fare esercizi.

Ore Incognite - Luogo Incognito

Erano tutti vestiti di un colore diverso e sembravano essere in riunione. Stavano parlando, finché... PAM! 
Si apre la porta. Era il segretario, abito nero e camicia bianca, che, a sembrare dall'affanno e dall'aver fatto irruenza in quel modo durante la riunione, aveva delle notizie.
«Gentlemen» "Signori." Disse. «Code 7». "Codice 7"
Il silenzio.
«Color entitatem?» "Di che grado?" Disse l'ultimo in fondo, seduto come gli altri a quel tavolo a forma in ellisse. Si potrebbe dire che fosse seduto "a capotavola". Era vestito tutto di bianco, con gli occhiali da sole firmati color oro... No, aspetta. È una donna.
«Red. Italy.». "Rosso. In Italia."
«另一种情况...十二年后。» "Un altro caso... Dopo ben 12 anni." Sospirò un altro in fondo, agghindato di marrone.
«Bene» (Non penso ci voglia la traduzione ora.) Replicò un'altra donna con un vestito rosso.
«In Italia, di nuovo. Ci penserò io, farò come ho sempre fatto.»
«Sind Sie sicher? Ihre Möglichkeiten, wie ich sie nie gemocht.» "Sei sicuro? I tuoi metodi non mi sono mai piaciuti". Disse il biondo vestito di verde.
«Non vi preoccupate. Conoscete il mio modo di fare. Gli darò tutto. All'improvviso, la vita di questo ragazzo avrà la sua grande svolta. Gli daremo una delle nostre modelle. Gli daremo casa, lavoro, fama, ricchezza, famiglia. Lui penserà di aver ottenuto tutto questo grazie ai suoi sacrifici. Non si accorgerà di nulla e abbandonerà tutte le sue idee. Le abbandonerà perché per lui non avrà più senso pensarci.»
Gli altri sembravano gradire. 
«И если она не работает?» " E se non dovesse funzionare?" Disse l'abito nero. Non avevano nomi, avevano colori e abiti.
«Si deficit, adiungam nostrum. Sicut fecerunt omnes.» "Se non dovesse funzionare, lo farò entrare nel nostro gruppo. Come ho già fatto con tutti voi." Disse la donna bianca, (sembrava anche giovane, stranamente).
Così l'assemblea si sciolse e ognuno tornò ai suoi compiti.

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