sabato 21 luglio 2012

L'eccezione

È bello immergersi nei pensieri. A volte ci riusciamo così bene che immaginiamo di essere sott'acqua, in mare aperto, mentre pian piano ci muoviamo verso il fondo. Ma altrettante volte ci anneghiamo e sentiamo lo scorrere incessante di questi pensieri prima nella bocca, poi nella gola e infine giù nello stomaco. Sentiamo la mano vellutata della morte che serra labbra e palpebre mentre cuore e cervello, eterni rivali, si ritrovano spalla a spalla a ridere per l'ultima volta sulle loro battaglie.
Mentre tutto questo accade, il tempo è lì a guardarti. Immagina un uomo di mezz'età seduto su una poltrona di pelle, con le gambe accavallate, con una mano sul bracciolo e l'altra che sostiene il mento. Con lo sguardo che sembra schiacciarti e che non vuole levarsi sui di te. Ma nulla di ciò è importante se non quel ghigno malefico sotto i baffi. Quell'emozione di fierezza che ha il tempo mentre guarda la sua ultima preda sciogliersi nelle sue promesse infrante. Ecco cos'è il tempo. Un uomo di mezz'età, uno scommettitore accanito. Punta tutto sulla morte, sull'incompletezza, sull'inutilità della vita. E vince sempre. Non si stanca mai. Quegli occhi si posarono su di me la notte scorsa mentre le sue labbra dettarono un numero. O forse non erano esattamente le sue labbra, probabilmente era la mia semplice immaginazione.
È bastato quel numero. Anzi due, o forse quattro. 2 0 8 0. Il 2080.
Nel 2080 io avrò 88 anni. Oggi ne ho 20 e siamo nel 2012. Il fatto è che la notte scorsa l'angoscia mi ha assalito. Ho pensato: "Cosa può cambiare in 68 anni? Il 2080 è così vicino... mi sembra così vicino". Infatti lo è. Perché cosa sono gli anni se non attimi che durano un po' di più?
Questi 20 anni come sono passati? In fretta! E come se ne andranno altri 20 anni? In fretta! E altri 20? In fretta! E poi? ... Cosa ne rimane? Gli anni si accumulano, gli attimi si accumulano. Utilizziamo la maggior parte del nostro tempo per prepararci a fare invece di utilizzarlo per fare. Ma il discorso non si ferma qui. Io avevo un piano. Un piano che sta durando 4 anni e che probabilmente ne durerà per altri 68. Volevo diventare speciale. Arricchirmi fisicamente, psicologicamente e culturalmente. Diventare il tipo di persona che al cittadino medio di questo pianeta piacerebbe essere. Ma non per essere "uno di loro". Avrei rifiutato mille inviti alla festa più glamour del paese per rintanarmi in una spiaggia desolata maledetta da qualche adolescente che preferirebbe essere a Rimini, New York,  Londra. Sarei stato il colpo di fortuna di quell'adolescente che è stata "costretta" a trovarsi lì. Una solitaria stella cadente che fugge dallo splendore delle sue sorelle per rintanarsi in uno dei sogni di chi l'ammira. L'eccezione, uno spigolo smussato in questa rugosa e squadrata realtà. Un muro senza contorni che separa il cielo dalla terra. Il sogno porzione singola di Palahniuk.
Ma non sta funzionando. Per quanto tu possa essere il tipo di persona che agli altri piace, non serve a nulla se non hai un carattere giusto. E il carattere non lo si acquisisce, lo si eredita in qualche modo. Forse c'è un modo per toglierselo, magari dimenticando tutto e tutti. Ma qualcosa mi dice che ci sono cose, sentimenti e sensazioni, che vanno oltre il semplice ricordo. Già, oltre il ricordo. Come qualcosa che non ha mai avuto un inizio ma che c'è. Che c'è e che ci sarà. Senza fine.

Now Listening: In Flames - I'm The Highway